“Intercettazioni… ecco la soluzione per risolvere la guerra fra potere politico e giudiziaro” di Vincenzo Mannello

Camera delle Intercettazioni: una proposta per una soluzione.

 

Riprendo la intuizione di una persona di grande valore, estrosa e saggia, che me la ha suggerita, per la possibile soluzione di uno dei grandi problemi del momento: la guerra tra potere politico e giudiziario sulle intercettazioni.

 

Si potrebbe instaurare , su base distrettuale (legata alle competenze territoriali dei tribunali), regionale e nazionale (riferita alle eventuali responsabilità delle relative rappresentanze politiche) una Camera delle Intercettazioni incaricata dell’esame preventivo e della relativa autorizzazione alle intercettazioni ambientali che dovessero interessare esponenti politici eletti dal popolo ad un qualsiasi incarico rappresentativo: dal consiglio di quartiere alla Presidenza della Repubblica.

 

Ogni singola Camera di Intercettazione dovrebbe essere composta da 6 rappresentanti di cui 3 magistrati e 3 cittadini non togati. I magistrati verrebbero

designati dal CSM tra i giudici (non tra gli inquirenti) del distretto giudiziario in cui la Procura ha iniziato l’ indagine che richiede l’uso di intercettazioni. I tre rappresentanti popolari verrebbero indicati dai cittadini residenti nel territorio del distretto giudiziario mediante elezione diretta tra quanti, in possesso di un titolo di studio di almeno secondo grado ed assolutamente incensurati senza carichi pendenti, risultino iscritti volontariamente in apposita lista unica depositata presso il Tribunale competente.

 

Le Camere Regionali, una per ogni regione, e quella Nazionale avrebbero la stessa composizione di 6 membri. Le Regionali vedrebbero nominati i 3 giudici componenti dal CSM tra i magistrati (non inquirenti) operanti nel territorio della regione interessata mentre gli altri 3 verrebbero eletti dal popolo scegliendo tra gli iscritti volontari alla lista unica presentata, con le stesse modalità e requisiti di quelle

distrettuali, presso il tribunale della città capoluogo di regione .

 

Qualora distretti giudiziari dovessero interessare territori appartenenti a diverse regioni, competente sarebbe la Camera di Intercettazione della regione in cui il presumibile indagato rivesta la carica elettiva regionale. Per la Camera Nazionale verrebbero indicati dal CSM numero 3 magistrati scelti tra quelli in servizio presso la Corte di Cassazione mentre i 3 rappresentanti del popolo andrebbero eletti su scala nazionale tra i cittadini, in possesso di abilitazione forense, assolutamente incensurati e senza carichi pendenti, scelti tra quelli volontariamente disponibili presenti in una lista unica nazionale depositata presso la Suprema Corte di Cassazione. Le fasi di nomina ed elezione dei componenti delle varie Camere di Intercettazione potrebbero svolgersi in concomitanza con i vari gradi di consultazioni elettorali per Comuni, Regioni ed elezioni Politiche.

 

La durata del mandato di tutti i singoli componenti, togati e popolari, non potrebbe superare in nessun caso la durata di numero 5 anni, come la massima durata di una legislatura. I mandati non sarebbero rinnovabili ed, in caso di dimissioni, decessi od altri impedimenti, subentrerebbero per i magistrati quelli indicati sempre dal CSM, mentre per i componenti popolari eletti si ricorrerebbe allo scorrimento delle relative liste elettorali. Gli incarichi verrebbero retribuiti per i magistrati secondo quanto previsto dallo ordinamento giudiziario mentre per i rappresentanti popolari mediante gettoni di presenza, reale e certificata, legati alle corrispondenti indennità previste per i dirigenti di seconda fascia dello Stato relativamente alle Camere Distrettuali e Regionali ed a quelle dei dirigenti dello Stato di prima fascia per quelli appartenenti alla Camera Nazionale.

 

Le proposte di autorizzazione alle intercettazioni, sempre per esponenti politici eletti nei singoli incarichi rappresentativi, verrebbero presentate dai magistrati inquirenti alle competenti Camere di Intercettazioni, anche con procedura di urgenza, con la

rappresentazione concreta di atti, prove, ipotesi fondate od altro che motivino la richiesta. Le Camere, esaminati gli atti e sentiti i magistrati inquirenti, dovrebbero, in tempi ragionevolmente brevi, rapportati alle urgenze dei singoli casi, esprimere il proprio assenso o diniego, in ogni caso motivato per iscritto , alla necessità di

procedere alle intercettazioni richieste.

 

La decisione dovrebbe sempre essere presa o alla unanimità del plenum della Camera oppure con minimo i 4/5 di maggioranza. Un voto di parità significherà il respingimento della richiesta di autorizzazione alle intercettazioni e non sarebbe, per la stessa ipotesi di reato, reiterabile. Le proposte dei magistrati inquirenti, l’ esame degli atti, la discussione sugli stessi, le varie posizioni espresse, verrebbero certificate e sottoscritte dai componenti intervenuti. Verrebbero quindi secretate ed il personale amministrativo addetto alla trascrizione degli atti, così come tutti i componenti delle Camere per tutti e tre i livelli, sarebbero tenuti alla massima riservatezza giacché il tutto andrebbe, per legge, sempre equiparato al segreto di stato, sanzioni comprese.

 

 

Ringraziando per l’attenzione, Vincenzo Mannello

 

http://www.vincenzomannello.it/

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